La simbiosi tra James Bond e le auto: molto più di un accessorio di scena
Fin dai primi istanti del franchise di James Bond, le automobili sono state una componente centrale nell’identità del personaggio. Non semplici mezzi di trasporto, ma strumenti di evasione, armi su quattro ruote e simboli di stile, potere e ingegno tecnologico. Ogni auto scelta per accompagnare l’agente segreto più famoso al mondo rifletteva il gusto del tempo, la personalità dell’attore che interpretava 007 e lo spirito della missione.
Il connubio tra Bond e le auto non è solo estetico: ha segnato epoche cinematografiche, influenzato le vendite dei modelli coinvolti e contribuito a creare vere e proprie icone culturali. Dalla celebre Aston Martin DB5 degli anni Sessanta fino alle sportive moderne degli anni Duemila, le vetture guidate da Bond raccontano l’evoluzione di un mito che resiste al tempo.
Aston Martin DB5: il mito inizia con Sean Connery
Se si dovesse identificare un’auto simbolo dell’universo Bond, la scelta ricadrebbe inevitabilmente sulla Aston Martin DB5. Introdotta per la prima volta in Goldfinger (1964), questa elegante gran turismo britannica fu subito elevata a status iconico, grazie a una combinazione di design sofisticato e gadget tecnologici all’avanguardia per l’epoca: mitragliatrici nascoste, sedili eiettabili, targa girevole e spruzzatore di olio per seminare gli inseguitori.
La DB5 è tornata in numerosi film successivi, a testimonianza della sua importanza simbolica all’interno del franchise. La si rivede in Thunderball (1965), GoldenEye (1995), Casino Royale (2006), Skyfall (2012), Spectre (2015) e No Time to Die (2021), con un impatto sempre emozionale sul pubblico, quasi come fosse un personaggio secondario ricorrente.
Sotto il cofano, la DB5 era dotata di un motore sei cilindri da 4.0 litri che erogava 282 cavalli, capace di raggiungere i 230 km/h: prestazioni notevoli per l’epoca. Ma è stata la magia del cinema a farla entrare nella leggenda.
Lotus Esprit S1: quando Bond va sott’acqua
Nel 1977, con La spia che mi amava interpretato da Roger Moore, la Lotus Esprit S1 ridefinì il concetto di auto per James Bond. Oltre a un look affilato e moderno, la coupé britannica nascondeva una sorpresa: la capacità di trasformarsi in un sottomarino. Una sequenza diventata cult mostra Bond tuffarsi in mare e riemergere con la Lotus tramutata in mezzo acquatico, tra siluri e pinne meccaniche.
L’idea di un’auto anfibia esprimeva perfettamente il tono leggero e avventuroso che caratterizzava l’era Moore. In termini reali, la versione sottomarina non era un veicolo funzionante ma un mockup guidato da sommozzatori. Tuttavia, l’impatto visivo fu tale da rendere la Esprit una delle auto più ricordate del franchise.
Il modello originale, prodotto tra il 1976 e il 1978, era alimentato da un motore quattro cilindri da 2.0 litri con 160 cavalli. Il design firmato da Giorgetto Giugiaro contribuì a renderla un oggetto di desiderio per molti appassionati.
BMW e gli anni Novanta: alta tecnologia tedesca per un Bond globale
L’arrivo di Pierce Brosnan come James Bond segnò anche una svolta nei rapporti commerciali e d’immagine del franchise. A partire da GoldenEye (1995), la storica partnership con Aston Martin fu temporaneamente messa in pausa per fare spazio a un altro marchio: BMW. Una scelta che rifletteva la crescente globalizzazione del brand 007 e la volontà di attrarre nuovi mercati.
In GoldenEye, Bond guida una BMW Z3, una roadster elegante ma scarsamente impiegata nel film. Più rilevanti furono i modelli successivi: la BMW 750iL in Il domani non muore mai (1997), equipaggiata con guida a distanza tramite telefono cellulare e numerosi gadget difensivi, e la BMW Z8 in Il mondo non basta (1999), una delle poche auto del franchise a essere letteralmente tagliata in due da un elicottero.
Queste auto segnarono una breve ma intensa fase tecnologica del personaggio, in cui l’automobile diventava una vera estensione dei nuovi strumenti digitali. Una trasformazione in linea con l’evoluzione dell’immaginario di spionaggio degli anni Novanta.
Aston Martin Vanquish e DBS: la rinascita dell’eleganza brutale
Con il passaggio a Daniel Craig nel ruolo di Bond a partire da Casino Royale (2006), la saga virò verso un tono più realistico, ruvido e fisico. Le auto ritornarono a essere parte integrante dell’azione, ma con un approccio più contenuto e verosimile. E anche Aston Martin tornò a farla da protagonista.
Nel reboot del 2006, Bond guida una Aston Martin DBS V12, utilizzata nella drammatica scena dell’incidente durante l’inseguimento di Vesper Lynd. Il modello montava un motore da 6.0 litri V12 capace di superare i 300 km/h, ma ciò che colpì fu il modo in cui l’auto venne distrutta: in una singola scena, la produzione realizzò un record mondiale Guinness per il maggior numero di capovolgimenti effettuati da un’auto in un film (sette volte, grazie all’uso di un cannone nascosto nel telaio).
Successivamente, la Aston Martin DB10, creata appositamente per Spectre (2015), segnò un ulteriore passo avanti: solo dieci esemplari furono costruiti, di cui otto utilizzati per le riprese. Il design prefigurava le linee della futura Vantage, ma con tratti esclusivi sviluppati congiuntamente da Aston Martin e dalla produzione di Bond.
Veicoli non convenzionali: quando Bond non guida una sportiva
Se è vero che gran parte dell’iconografia bondiana ruota intorno alle auto di lusso e sportive, in molti film 007 si è trovato a guidare mezzi decisamente più modesti o improbabili, spesso per necessità o per infiltrarsi in ambienti particolari.
In Solo per i tuoi occhi (1981), ad esempio, Bond si trova al volante di una Citroën 2CV, utilizzata in un inseguimento sulle strade di montagna greche. Nonostante le prestazioni ben lontane dalle auto tradizionali di 007, la scena è diventata un cult proprio per il contrasto tra l’immagine glamour di Bond e la semplicità del veicolo.
In Quantum of Solace (2008), invece, Bond guida una Ford Ka per muoversi in Bolivia senza dare nell’occhio. E ancora, in No Time to Die, compare brevemente una Toyota Land Cruiser J80, scelta per affrontare terreni impervi con efficienza e discrezione.
Queste scelte rispondono a una logica narrativa: a volte, l’eleganza lascia spazio alla funzionalità. Anche questo è parte del fascino del personaggio, capace di adattarsi a ogni contesto.
Auto e attori: un binomio che riflette l’identità di ogni 007
Le auto di Bond, così come gli abiti, le armi e le location, sono spesso scelte per riflettere la personalità dell’attore che interpreta l’agente segreto. L’era Sean Connery è stata segnata dalla raffinatezza britannica della DB5, simbolo di un Bond elegante e imperturbabile. Roger Moore, più ironico e disinvolto, si è accompagnato ad auto esotiche o tecnologicamente sorprendenti come la Lotus. Pierce Brosnan ha incarnato un Bond globale e digitale, perfettamente allineato con le linee tedesche della BMW. Infine, Daniel Craig ha portato sullo schermo un Bond muscolare, concreto, talvolta brutale, e per questo perfettamente a suo agio nelle Aston Martin moderne, potenti ma sofisticate.
A proposito del legame tra attori e iconografia bondiana, si può leggere questo interessante approfondimento sugli attori più famosi di James Bond, che analizza proprio le caratteristiche che ciascun interprete ha portato al personaggio nel corso dei decenni.
Collezionismo e valore sul mercato
Le auto di James Bond non sono solo oggetti di scena, ma veri e propri tesori per i collezionisti. La DB5 utilizzata in Goldfinger è stata venduta all’asta nel 2010 per oltre 4 milioni di dollari. La DB10 creata per Spectre ha raggiunto 3 milioni di euro in una vendita di beneficenza. Anche i modelli più recenti, come la DBS Superleggera 007 Edition, prodotta in soli 25 esemplari nel 2020, hanno registrato il tutto esaurito in poche ore.
Oltre al valore economico, esiste una vasta community di appassionati che collezionano modellini, repliche in scala 1:1, gadget e pubblicazioni legate alle auto del franchise. Alcuni musei dedicati, come il Bond in Motion a Londra, espongono i veicoli originali dei film, contribuendo alla conservazione della memoria cinematografica.
Fonti dati
- British Film Institute
- Aston Martin Heritage Trust
- Guinness World Records